domingo, 13 de julio de 2008

12 / 07

Mi sono resa conto che non ha senso cercare di riprendere qualcosa se non si ha un'idea chiare di cosa si voglia mostrareo di cosa stia succedendo, per cui credo di dover sapere, almeno in parte, cosa voglio raccontare. E cercare di farlo solo con la ripresa ancora prima che con il montaggio, al quale ho sempre pensato come un'ancora di salvezza.
Oggi ho provato a fare una ripresa delle placche in Av. Corrientes e in Plaza Almagro, ma c'era ormai troppa poca luce e troppa poca gente. Per quel poco che ho potuto osservare mi è parso che vi badasse più di tanto. Per lo meno la maggior parte delle persone non le calpestavano, non so se volontariamente o per istinto, però non c'era nessuno che si fermasse a osservarle. Nemmeno uno sguardo di sfuggita. C'erano, non lontano da me, due ragazzi fermi a parlare che si erano accorti della mia presenza, così mi sono avvicinata a loro e gli ho fatto qualche domanda. Eravamo a quattro metri dalle placche e loro non sapevano nemmeno cosa fossero. Ignoravano esistenza e significato e, quando gliel'ho spiegato, mi sono sembrati perplessi: non li convinceva il fatto che le targhe fossaro collocate per terra, sulla strada -Si, mi piacerebbe che un mio familiare venisse ricordato in qualche modo, con una targa va bene, ma non per terra. Magari dentro il parco o non so, però per terra...con tutta la gente che ci passa sopra...no no-.
Per me la strada ha un valore speciale ma quei ragazzi erano più piccoli di me e, benchè io non sia tanto grande, credo che non sia così semplice e immediato attribuire un valore simbolico a qualcosa, specialmente quando appare tanto comune e insignificante come una strada. Io l'ho detto, per me la strada come la piazza rappresenta la comunità, il movimento, la vita e la collettività. Forse, anche la solidarietà. Penso che la parola desaparecido assomigli alla parola deportato. Desaparecido/Deportato. Mi chiedo se tutti qui rinneghino le stesse esperienze storiche o no. Probabilmente no.
Ancora non so dove voglio arrivare. Pensiamo se avessero rapito e ucciso mio padre. Vedere ogni giorno, o quasi, una targa con il suo nome, dove anche tutti gli altri la potessero vedere, nel luogo della sua scomparsa o nei luoghi della sua quotidianità, non mi provocherebbe un certo malessere? Credo di si, ma allora devo anche chiedermi se delle foto tenute in casa non possano fare lo stesso effetto. Le foto innescano sempre un meccanismo che genera una malinconia sottile. Chissà, se nei casi di tragedie come un sequestro i familiari dello scomparso amino tenerne immagini in vista oppure no. Certo, un ricordo posto in un luogo che è di tutti è molto più forte. ...ci deve essere una rivendicazione... se non altro per tutte quelle persone il cui figlio o fratello non è iscritto nella lista dei 10.000 desaparecidos ufficiali. Il cui nome non è presente in Plaza de la Memoria. Così i monumenti alla memoria ogni quartiere se li "erige" da sè.
Di solito io funziono così: penso di dover scrivere un racconto o un soggetto sopra un partcolare o generale tema e, quando mi decido, comincio a scrivere con solo una vaghissima idea di quello che comincerò a "dire", senza sapere come finirà. E da qualche parte arrivo, sempre. Ma oggi non devo scrivere il soggetto di una storia, devo parlare di qualcosa di astratto di cui è difficile discutere e della cui filosofia è difficile avere un'ampia conoscenza. Se potessi raccontare una storia...
Vorrei capire meglio chi era la persona il cui nome apparirà nella placca che verràà posta questo martedì, 14 luglio. Ci saranno dei familiari, e vorrei fare in modo di poter parlare con loro, un giorno con "calma".

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